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Moniga del Garda

Sul nome Moniga ci sono diverse interpretazioni linguistiche: c'è chi lo ritiene derivante dal toponimo germanico “Morn” (esposto a mattino) e chi lo risale alla presunta presenza di un santuario dedicato alla dea ateniese “Diana Munichia”. Di certo si sa che Moniga è stata abitata fin dall'età del bronzo. Tra i borghi fortificati sorti sulle colline gardesane nel X secolo, il castello di Moniga è uno fra i meglio conservati, sia per quello che riguarda la pianta, sia per le strutture murarie. Il castello fu costruito per far fronte alle invasioni ungare del X secolo; poi, ormai diroccato, per un certo periodo il castello venne abbandonato. Più tardi iniziarono a stabilirvisi pastori e contadini che possedevano terre nei dintorni: così, da questi accampamenti improvvisati, nacque l'idea di abitare stabilmente il castello. I materiali impiegati nella ricostruzione fanno pensare che le murature siano del XIV e del XV secolo, periodo al quale si fanno risalire tutte le strutture oggi visibili.

Chiesa di San Martino
La chiesa di San Martino, parrocchiale di Moniga, è una delle più antiche della Valtenesi. Nel 1530, secondo quanto è scritto nel verbale della visita pastorale del vescovo, vi sono solo due altari: quello maggiore ed uno dedicato alla Vergine. La chiesa mantenne l'aspetto che aveva allora fino alla metà del Settecento, quando fu ricostruita quasi interamente: dapprima, nel 1778, fu allungata dalla parte dell'altar maggiore, poi, nel 1796, dal lato della facciata, che fu completamente rifatta. Nacque così nello stile dell'epoca, il barocco, la facciata che vediamo ancora oggi. Preceduta da una scalinata che supera il notevole dislivello dal piano stradale, essa si presenta lineare ed elegante, decorata ma non appesantita da eccessivi ornamenti. Bello anche il portale d'ingresso, sopra il quale si apre un grande finestrone rettangolare che riproduce, nei vetri colorati, la scena di San Martino che regala il suo mantello al mendicante. L'interno, a una sola navata, è decorato con stucchi e marmi. Cinque sono gli altari: a destra, quello dedicato a San Giuseppe e poi quello del Santo Rosario; a sinistra, l'altare del Crocifisso e quello dedicato alla Vergine, con una statua di legno dorato della Madonna ed una, simile, di Santa Lucia. Salendo tre gradini si accede al presbiterio, separato dalla navata da una elegante balaustra a colonnine.L'altare maggiore, al centro del presbiterio, ricorda, nello stile e nelle decorazioni, la sua chiara origine barocca. Particolarmente belli sono gli intarsi di marmo a vari colori, che creano un effetto di grande armonia. Nella parte bassa, al centro, è inserita una piccola statua di San Martino vescovo. Sopra l'altare è posto un bel tabernacolo di marmo e ai suoi lati, come arredo, ci sono sei grandi candelabri di legno che completano perfettamente tutto l'insieme. Sulla parete di fondo dell'abside, la pala raffigurante San Martino richiama la dedicazione della chiesa.
Chiesa della Madonna della Neve
La piccola chiesa intitolata alla Madonna della Neve sorge, isolata, nella campagna di Moniga, non lontana dal lago. Alti cipressi e un corso d'acqua la fiancheggiano su un lato, alle spalle ha il cimitero comunale, la facciata è rivolta ad est, verso il Garda. Il suo nome si riferisce al miracolo avvenuto a Roma, sul colle Esquilino, il 5 agosto dell'anno 352. Costruita in stile romanico, risale probabilmente alla seconda metà del XVI secolo. La facciata, che ha un prospetto a capanna ed è ora senza intonaco, è preceduta da un pronao (loggetta) a pianta quadrata a cui si arriva salendo una breve scalinata. L'interno si presenta ad aula unica. Gli spazi sono straordinariamente proporzionati. La decorazione delle pareti risale ai nostri anni e contrasta con lo stile delle parti autentiche ancora visibili. In origine, probabilmente, vi erano degli affreschi, ma sono andati perduti nel XIX secolo, quando la chiesa fu usata come lazzaretto in occasione di un'epidemia di colera e poi, per disinfezione, fu tinteggiata a calce. Oggi la chiesetta della Madonna della Neve è solitamente chiusa al culto, ma è utilizzata come chiesa del cimitero.

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